Il blog di EFFE

Eccoci qui.
Siamo giunti alla fine di questa stagione 2024.
Difficile dire cosa si prova al termine di una stagione così intensa, emozionante, arricchente e proficua. Le prime emozioni sono felicità, soddisfazione, orgoglio, ma poi subentra il bornout che arriva puntuale come ogni nuovo ottobre. Perché per quanto stancante e fisico possa essere il nostro lavoro, per quanto frenetico e martellante, ciò che ci da, è più di quello che ci toglie.

In estate per noi è una continua lotta contro il tempo, con scadenze indifferibili che non ammettono ritardi e tutto ciò implica una salute mentale di ferro e una capacità di problem solving continua, che logorerebbe anche il più equilibrato degli esseri umani. Ma quando la corsa finisce, quando il duro lavoro termina e ti ritrovi davanti ad un portfolio di immagini pazzesche e rivedi i sorrisi delle tue spose, gli occhi trasognati delle famiglie che hanno vissuto quei giorni, tutto acquisisce un senso nuovo.
In quell’istante esplode una bomba di gratitudine nel cuore che invade ogni fibra del mio essere e mi fa comprendere che amo ciò che faccio. E non lo amo come si ama un piatto di lasagne, non lo amo come si ama una bottiglia di vino, ma in realtà lo adoro come adoro le persone a cui voglio un bene dell’anima.
Perché è in quel momento che prendo coscienza che il mio non è semplicemente un lavoro, ma è esattamente ciò che sono. Dietro non c’è solo etica professionale, dovere e impegno, ma passione, dedizione, devozione.
Dietro c’è tutta me stessa.

Gli anni passati a chiedermi se la strada che stavo percorrendo fosse giusta, se il tempo che stavo impiegando per il mio progetto fosse sprecato, se i soldi che stavo investendo fossero persi, si volatilizzano come fumo e rimangono solo i volti di chi ho conosciuto, le emozioni che mi hanno trasmesso, i miei adorati fiori e i messaggi di ringraziamento che ricevo dai miei preziosi clienti.

Le paure, le battute di arresto, la fatica e i contrattempi non sono altro che rughe che disegnano la mappa di dove sono stata e di dove sto andando, per un’avventura ancora tutta da vivere di cui non ho ancora scritto il finale.

 

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